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Museo d’Arte Sacra
Certaldo
Il confronto tra due monumentali
crocifissi lignei duecenteschi
Opera di eccezionale fascino per la potenza espressiva del volto e del corpo, questo Crocifisso si distingue da analoghi esemplari scolpiti tra il XII e il XIII secolo per la sua rara modernità. Il fascino esercitato dall’opera è accresciuto dal mistero che la circonda: non se ne conosce infatti né l’autore, né l’originaria provenienza. Il Christus triumphans ci guarda con grandi occhi spalancati, eloquenti. Il volto è giovanile e caratterizzato da barba e baffi, evidenziati da una delicata policromia, che si estende anche ai capelli, scolpiti in modo da incorniciare la testa e il collo; la bocca semiaperta rafforza il senso di immediatezza dell’immagine, in una totale assenza di dolore che interpreta la regalità e il raggiungimento della natura ormai divina del Cristo. Il corpo, rappresentato in posizione frontale e rigida, è nudo, avvolto ai fianchi dal perisonium, le gambe, dritte si appoggiano al suppedaneum e sono inchiodate separatamente, senza la sovrapposizione dei piedi che caratterizza l’iconografia del Christus patiens, destinata a imporsi definitivamente allo scadere del XIII secolo.
Questo imponente Crocifisso, di anonimo maestro scultore e databile tra il 1210 e il 1225 proviene dalla Chiesa di San Vincenzo a Torri, nella provincia fiorentina. Non presenta più l’iconografia del Christus Triumphans dell’arte alto medievale, ma non è ancora neppure la totale umanizzazione del Verbo che si fa uomo. In questo Cristo il sacro e l’umano si intersecano e si fondono per esaltare il mistero dell’incarnazione. Il viso è affusolato e leggermente piegato verso destra, gli occhi socchiusi rivelano un carico di umano dolore. I capelli sono delineati da sottili incisioni. Le braccia e il busto, costruiti con piani compatti, accolgono la luce eliminando ogni effetto drammatico tipico dei Crocifissi di epoca successiva. I piedi poggiano saldamente su di un piano e le gambe diritte escludono lo sforzo e la necessità di sostenersi. Il corpo fisico mantiene il suo vigore, privo di inarcamento, non scivola nella morte. Lo Spirito lo salva dalla decomposizione, gli offre quella dignità e maestà degna unicamente del figlio di Dio. E’ questo aspetto che affascina e inquieta, nell’accostarsi a questa opera venerata dalla tradizione popolare.
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