Sono stati idealmente riportati nel territorio delle
loro ville mugellane del Trebbio, di Cafaggiolo e di
Pratolino (grazie all’evocazione dei loro ritratti
oltre che delle lunette raffiguranti quelle dimore) i
Medici, che in quei luoghi trascorsero tanti momenti di
serenità: Cosimo detto il Vecchio, il nipote
Pierfrancesco (figlio del fratello Lorenzo), il nipote
Lorenzo (figlio di Piero il Gottoso) e, infine, con un
salto di altre tre generazioni Francesco (figlio
dell’altro Cosimo), il granduca innamorato della bella
veneziana Bianca Cappello.
Cosimo (1389-1464), primogenito
di Giovanni di Bicci (1360-1429) e Piccarda Bueri
(1368-1433), volle essere sepolto nella tomba posta al
centro del pilastro di crociera della chiesa di San
Lorenzo, ove erano i capolavori del suo fraterno amico
Donatello da lui stesso commissionati, vicino al
palazzo che si era fatto erigere dal fedele architetto
Michelozzo, nel quale aveva raccolto gemme, sculture,
dipinti e manoscritti. Il messaggio politico di questa
scelta per la propria sepoltura era chiarissimo: egli
era ormai il signore di Firenze tanto da meritarsi,
dopo la morte, per decreto della Signoria,
l’appellativo di Pater Patriae. Aveva
acquisito il primato politico sulla città, pur
rimanendo privato cittadino, grazie al controllo della
cariche pubbliche all’interno delle istituzioni
repubblicane e ad una consolidata fortuna economica che
gli aveva ad esempio permesso di ospitare, nel 1439, il
Concilio destinato a riunire la chiesa d’Oriente con
quella d’Occidente.
Il nipote Piefrancesco
(1430-1476) non nutrì, invece, interessi né per la
politica (pur avendo ricoperto qualche carica
pubblica), né per l’arte; amava piuttosto trascorrere
la vita in campagna nella villa del Trebbio, che gli
era stata destinata dallo zio, dove coltivava la sua
passione per cani e cavalli.
A tenere le redini del governo dell’oligarchica
Repubblica fiorentina, dopo il nonno Cosimo e il padre
Piero (1416-1469) morto prematuramente, si ritrovò,
appena ventenne, Lorenzo (1449-1492)
poi detto il Magnifico, che incontrò presto l’ostilità
delle grandi famiglie fiorentine, presumenti di potersi
facilmente liberare del giogo mediceo vista la giovane
età del nuovo ‘signore’ della città. Tale opposizione
culminò nella congiura dei Pazzi del 1478 che costò la
vita al fratello minore Giuliano (1453-1478), ma
Lorenzo seppe restare in sella e con abili mosse
diplomatiche riuscì a far rientrare la guerra con il
papa e conseguire alfine una pace, iniziando così la
sua abile politica di equilibri e alleanze fra i vari
stati italiani. Un breve, ma luminoso periodo in cui
fiorirono la cultura e le arti: il poeta Agnolo
Poliziano, il filosofo neoplatonico Marsilio Ficino,
gli artisti Giuliano da Sangallo, Verrocchio e
Botticelli furono tra coloro che frequentarono la corte
del Magnifico sino alla sua precoce morte nel 1492.
In un ben diverso scenario politico e culturale
si trovò a muovere Francesco
(1541-1587) cui il padre, l’ambizioso e pragmatico
Cosimo (1519-1574) aveva conferito il titolo di
reggente nel 1564, facendogli sposare l’anno seguente
Giovanna d’Austria (1547-1578), figlia e sorella di
imperatori. Era destinato a diventare granduca di
Toscana, il secondo dopo che Cosimo aveva ottenuto
l’ambito titolo. Più che i giuochi del potere, però, il
nuovo principe amava partecipare agli esperimenti
scientifici nelle officine granducali, rifugiarsi nel
raffinatissimo Studiolo, all’interno dei quartieri
medicei del Palazzo della Signoria, ove custodiva,
entro armadi chiusi con sportelli dipinti dai pittori
manieristi più in voga, preziosissimi oggetti sia
naturali che artificiali, o, infine, trascorrere il
tempo con la bella e amatissima Bianca Cappello
(1548-1587). Così, quando nel 1574, alla morte del
padre, divenne granduca di Toscana, continuò a
coltivare tali interessi, sposando la gentildonna
veneziana dopo la morte della moglie, Giovanna
d’Austria, sempre più incurante degli affari di stato e
spesso lontano dalla città per risiedere invece nelle
sue splendide ville.
Le ville dei Medici
Trebbio, Cafaggiolo, Pratolino
Trebbio, Cafaggiolo, Pratolino