Ad evocare le tre ville medicee del Trebbio, di Cafaggiolo e di Pratolino sono, innanzitutto, le relative lunette dipinte, per volere del granduca Ferdinando I, dal fiammingo Giusto Utens tra il 1599 e il 1602 e facenti parte di una serie (in origine di 17 pezzi, dei quali ne restano soltanto 14) destinata alla villa di Artimino, a celebrare iconograficamente la corona di sontuose residenze agresti che costellavano il dominio mediceo.

Nelle prime due immagini dipinte sono le radici della famiglia a venire esaltate: vi sono raffigurate le dimore del Trebbio e di Cafaggiolo, con i loro sobri volumi architettonici, i muri di cinta, le torri di guardia, gli orti, i giardini, i pergolati incastonati nel verde ondulato del paesaggio.

IUSTUS VAN UTENS noto come GIUSTO UTENS<br />(Bruxelles?- Carrara 1609)<br />Cafagiolo<br />1599-1602 <br />tempera su tela<br />Firenze, Museo Storico Topografico “Firenze Com'Era”<br />Inv. 1890 n. 6315

Era in entrambe le fabbriche intervenuto Michelozzo, architetto impegnato anche a Bosco ai Frati, che trasformò le severe residenze fortificate in armoniose dimore umanistiche. L’artista era stato chiamato dal padre di Cosimo il Vecchio, Giovanni di Bicci, per rinnovare il castello del Trebbio dopo il 1426 e i lavori erano stati poi seguiti dal figlio, grande “appassionato del murare”; a Cafaggiolo, invece, tra il 1431 e il 1433, il committente era stato con tutta probabilità Giuliano, figlio di un cugino sempre di Cosimo.

Una volta estinto questo ramo della famiglia nel 1443, la villa di Cafaggiolo passò nelle mani di Cosimo che, nel 1451, avrebbe assegnato al suo nipote Pierfrancesco (figlio del fratello Lorenzo) divenuto maggiorenne, l’antica proprietà del Trebbio, tenendo invece per sé Cafaggiolo. Qui crebbero suo figlio Piero e i nipoti Giuliano e Lorenzo, il quale ultimo vi compose la Nencia da Barberino. E fu proprio il Magnifico Lorenzo, nel 1485, a cedere al ramo cadetto della famiglia, già proprietario del Trebbio, anche la villa di Cafaggiolo, ove fiorì poi, dal 1498, la celebre fabbrica di ceramiche.

IUSTUS VAN UTENS noto come GIUSTO UTENS<br />(Bruxelles?- Carrara 1609)<br />Il Trebbio<br />1599-1602 <br />tempera su tela<br />Firenze, Museo Storico Topografico “Firenze Com'Era”<br />Inv. 1890 n. 6326

Dal Trebbio sarebbe invece partito nel 1537, non appena ricevuta la notizia dell’uccisione di Alessandro, un altro Cosimo (figlio di Giovanni delle Bande Nere) appena diciottenne e destinato a divenire duca e poi granduca di Toscana: egli avrebbe portato Firenze nel giuoco dell’assolutismo europeo, tra Francia e Impero, trasformando la passione artistica dei suoi predecessori quattrocenteschi in una sfarzosa celebrazione della magnificenza dello stato.
Le antiche dimore del Trebbio e di Cafaggiolo sarebbero, così, rimaste luoghi ancora cari, ma, nella loro eccessiva rusticanità, adatti al massimo al rito stagionale della caccia.

IUSTUS VAN UTENS noto come GIUSTO UTENS<br />(Bruxelles?- Carrara 1609)<br />Pratolino<br />1599-1602 <br />tempera su tela<br />Firenze, Museo Storico Topografico “Firenze Com'Era”<br />Inv. 1890 n. 6324

Sarà il figlio di questi, Francesco, a trasferire la magnificenza della corte nella cornice di una residenza agreste ‘affacciata’ sull’avito Mugello, acquistando nel 1568 terreni ‘montani’ nell’impervia zona di Pratolino dove far erigere ad opera di Bernardo Buontalenti una nuova, splendida e modernissima villa. Questa (demolita all’inizio dell’Ottocento perché ormai in abbandono) nella sua relativamente semplice volumetria celava, nascosta nell’imbasamento, una serie di grotte fantastiche, dove l’acqua scorreva azionando meccanismi che producevano musica e facevano muovere automi, scendendo dalla fontana di Giove e soprattutto da quella dell’Appennino (territorio montano da cui i Medici erano discesi secoli prima), per poi riempire altre grotte e fontane poste più a valle, in una complessa compenetrazione tra natura e artificio, così cara al malinconico granduca e alla sua amata Bianca Cappello.