Con l’apertura della strada del Giogo verso l’Emilia, la cittadina fortificata crebbe d’importanza ospitando dal 1376 il podestà nominato dalla Repubblica fiorentina e dal 1415 fu sede del vicario, acquistando un ruolo preminente rispetto agli altri insediamenti mugellani. Questo magistrato fiorentino, che risiedeva nel bel palazzo turrito, aveva funzione civile sul territorio di Scarperia e penale su tutto il vicariato, comprendente varie podesterie.
La funzione amministrativa di Scarperia è testimoniata, in particolare, dal ricco repertorio di stemmi apposti dai vicari al termine del loro mandato (della durata di sei mesi), innanzitutto sulla facciata del palazzo. Tra i molti di varie fogge, sia in pietra che in marmo con rarissime tracce dei colori originari, sia in terracotta invetriata policroma (questi ultimi, concentrati sul lato sinistro della stessa facciata, della bottega dei Buglioni a cavaliere tra XV e XVI secolo) è da notare quello in terracotta, un tempo integralmente dipinta, dell’umanista Giannozzo Manetti, vicario nel 1452, posto a sinistra del portale d’ingresso, con due amorini che si abbracciano.
Nel primo atrio è il grande stemma a cartocci del 1546 di Cosimo de’ Medici sormontato dalla corona ducale a testimonianza del cambiamento di regime dalla Repubblica al Principato. Nel secondo atrio, sempre voltato, ove sono gli stemmi perlopiù dipinti appartenuti ai primi vicari, è da segnalare, sulla parete sinistra, uno dei più antichi (1418), quello di Piero Lapozzi, con un drago alato con due teste come cimiero.
Nell’unghia della volta corrispondente all’arco di accesso al piano superiore è dipinto, entro una ghirlanda, lo stemma dell’umanista Matteo Palmieri (caratterizzato proprio da due palme verdi) che fu vicario nel 1455, a conferma dell’alto valore dei cittadini che ricoprivano tale carica. Infine, sempre sulla stessa parete, nell’ultima lunetta verso il cortile, sono affrescate le “armi di comunità” (quella del Popolo, quella della città di Firenze e quella di parte Guelfa) che sottolineano il valore politico di questo spazio pubblico all’interno del palazzo.
Cappella
Questo ambiente aveva anticamente funzione di cappella, per questo motivo vi è un affresco con la Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni Battista e Francesco a sinistra e Giovanni Evangelista e Domenico a destra, entro una cornice anch’essa dipinta sul modello di quelle, lignee o lapidee, che racchiudevano le pale d’altare. Nel fregio della trabeazione teste di cherubino si alternano a palmette; sulle lesene è presente lo stemma del committente, Giovanni di Bardo di Guglielmo Altoviti, vicario nel 1501. L’iscrizione ai piedi delle figure ricorda il restauro compiuto nel 1554.
Nella predella, alternati a finte specchiature marmoree, tre clipei raffigurano al centro un Ecce Homo e ai lati l’arcangelo Raffaele e Tobiolo e la Maddalena. L’opera è stata attribuita a Piero del Donzello, artista vicino ai modi di Domenico Ghirlandaio. Tutte le pareti sono ornate dagli stemmi dei vicari, con le date relative all’anno della loro carica. Sulla fascia inferiore delle pareti tracce di decorazione fingente un drappo festonato.
Sala del Consiglio
Grazie alla munificenza del marchese Filippo Sassoli de’ Bianchi, sindaco di Scarperia, venne intrapresa una vasta campagna di restauri a seguito del terremoto del 1919 e anche questa sala, come recita l’epigrafe sotto lo stemma del committente alla sinistra del camino, venne ricondotta al suo aspetto originario e inaugurata nel 1926. Sulla parete divisoria tra la sala e la cappella, in una nicchia, chiuso da ante lignee, è un lavabo in pietra, mentre sopra la porta è affrescata una Crocifissione databile tra la fine del XIV secolo e i primi del XV nei modi tardo-giotteschi di Niccolò di Pietro Gerini o Pietro Nelli.
Sulle pareti lunghe, un fregio di stemmi corre sotto il soffitto piano, mentre nella zona mediana ricchi festoni s’intrecciano con nastri da cui pendono altri blasoni vicariali. La fascia inferiore delle pareti presenta invece un finto tendaggio. Una delle due pareti lunghe è interrotta da un camino in pietra serena, donato in occasione dei restauri novecenteschi: sulla mensola è appoggiato un affresco staccato dal secondo atrio con lo stemma della Podesteria di Scarperia raffigurante San Barnaba, cui era stata intitolata la “terra nuova”.
Nell’altra parete lunga si aprono tre porte sormontate da frontoni nei timpani di due dei quali sono dipinti San Francesco e San Lorenzo, commissionati da Francesco di Lorenzo Davanzati, vicario nel 1509. Infine, sulla parete dove si aprono le due finestre, al centro è affrescato lo stemma di Mariotto di Lorenzo Steccati, vicario nel 1575, mentre intorno si dispiegano eleganti grottesche.
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