Beato Angelico
(Vicchio 1395- Roma 1455)
Si chiamava Guido di Piero quando partì dal nativo Mugello e, raggiunta Firenze, divenne “dipintore”, come è ricordato nel 1417 in un documento della Compagnia di San Niccolò.
Circa tre anni dopo entrò nel convento osservante di San Domenico di Fiesole: da allora lo chiamarono Fra’ Giovanni. Prima di prendere i voti aveva già dipinto la Tebaide (Firenze, Uffizi), opera che attesta un precoce interesse per Masaccio, ancora più evidente nel successivo trittico per la chiesa di San Pietro martire (Firenze, Museo di San Marco).
Nel 1433 arrivò l’importante commissione dell’Arte dei Linaioli che volle per la propria sede un monumentale tabernacolo marmoreo, progettato da Ghiberti e ospitante la tavola e gli sportelli dipinti appunto dall’Angelico (appellativo che gli verrà attribuito per la prima volta soltanto nel 1469 dal confratello Domenico da Corella in un poema). In questi stessi anni dipinse, per la chiesa del convento del San Domenico fiesolano, le due grandi tavole con l’Annunciazione (Madrid, Prado) e l’Incoronazione (Parigi, Louvre).
Proprio ai medesimi domenicani riformati furono poi concessi, nel 1436, la chiesa e il convento di San Marco, monumentale complesso rinnovato e ampliato a spese di Cosimo de’ Medici da Michelozzo, dove, parallelamente l’Angelico affrescò nel chiostro, nella sala capitolare e nei dormitori; ricevendo direttamente da Cosimo, nel 1440, anche la commissione per la pala dell’altar maggiore della chiesa (Firenze, Museo San Marco). Fu quindi chiamato, nel 1445, a Roma presso la corte di papa Eugenio IV; due anni dopo, nel 1447, si trasferì a Orvieto per intraprendere, con l’aiuto del suo allievo Benozzo Gozzoli, la decorazione della volta della cappella di San Brizio nella cattedrale; tornò quindi a Roma, ad affrescare la cappella privata del nuovo pontefice Niccolo V nel suo appartamento vaticano.
Rientrato a Firenze fu nominato, nel 1450, priore di San Marco, affrontando col fedele Gozzoli le ultime importanti commissioni quali la pala di Bosco ai Frati per conto di Cosimo de’ Medici e le trentacinque ‘storiette’ che formavano le ante dell’Armadio degli Argenti per la cappella marmorea fatta erigere da Piero de’ Medici alla Santissima Annunziata (entrambe, Firenze, Museo di San Marco). Nel 1455 morì a Roma, dove era tornato nel frattempo e fu sepolto nella domenicana Santa Maria sopra Minerva.
(Vicchio 1395- Roma 1455)
Si chiamava Guido di Piero quando partì dal nativo Mugello e, raggiunta Firenze, divenne “dipintore”, come è ricordato nel 1417 in un documento della Compagnia di San Niccolò.
Circa tre anni dopo entrò nel convento osservante di San Domenico di Fiesole: da allora lo chiamarono Fra’ Giovanni. Prima di prendere i voti aveva già dipinto la Tebaide (Firenze, Uffizi), opera che attesta un precoce interesse per Masaccio, ancora più evidente nel successivo trittico per la chiesa di San Pietro martire (Firenze, Museo di San Marco).
Nel 1433 arrivò l’importante commissione dell’Arte dei Linaioli che volle per la propria sede un monumentale tabernacolo marmoreo, progettato da Ghiberti e ospitante la tavola e gli sportelli dipinti appunto dall’Angelico (appellativo che gli verrà attribuito per la prima volta soltanto nel 1469 dal confratello Domenico da Corella in un poema). In questi stessi anni dipinse, per la chiesa del convento del San Domenico fiesolano, le due grandi tavole con l’Annunciazione (Madrid, Prado) e l’Incoronazione (Parigi, Louvre).
Proprio ai medesimi domenicani riformati furono poi concessi, nel 1436, la chiesa e il convento di San Marco, monumentale complesso rinnovato e ampliato a spese di Cosimo de’ Medici da Michelozzo, dove, parallelamente l’Angelico affrescò nel chiostro, nella sala capitolare e nei dormitori; ricevendo direttamente da Cosimo, nel 1440, anche la commissione per la pala dell’altar maggiore della chiesa (Firenze, Museo San Marco). Fu quindi chiamato, nel 1445, a Roma presso la corte di papa Eugenio IV; due anni dopo, nel 1447, si trasferì a Orvieto per intraprendere, con l’aiuto del suo allievo Benozzo Gozzoli, la decorazione della volta della cappella di San Brizio nella cattedrale; tornò quindi a Roma, ad affrescare la cappella privata del nuovo pontefice Niccolo V nel suo appartamento vaticano.
Rientrato a Firenze fu nominato, nel 1450, priore di San Marco, affrontando col fedele Gozzoli le ultime importanti commissioni quali la pala di Bosco ai Frati per conto di Cosimo de’ Medici e le trentacinque ‘storiette’ che formavano le ante dell’Armadio degli Argenti per la cappella marmorea fatta erigere da Piero de’ Medici alla Santissima Annunziata (entrambe, Firenze, Museo di San Marco). Nel 1455 morì a Roma, dove era tornato nel frattempo e fu sepolto nella domenicana Santa Maria sopra Minerva.