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La chiesa e il convento di Bosco ai Frati furono completamente rinnovati ad opera di Michelozzo per volontà medicea. Era stato Giovanni di Bicci, padre di Cosimo, ad avere fortemente voluto ed ottenuto nel 1420 il patronato dagli Ubaldini, che lo avevano fin da quando era un piccolo cenobio basiliano, passato poi, già dal 1206, ai Francescani.

Gli antichi patroni sono ricordati dallo stemma con epigrafe a sinistra del portale della chiesa, mentre le armi medicee sono su due dei capitelli del portico di facciata, oltre che al centro di essa. Così da Michelozzo fu ampliata la chiesa ad aula unica con presbiterio leggermente rialzato – le quattro campate sono coperte da agili crociere poggianti su monconi di trabeazione a mo’ di peducci, ornati nel fregio delle palle (bisanti) medicee - e con coro poligonale voltato da cinque vele; fu pure edificato il campanile, rifatto il chiostro, rinnovate le coperture della sagrestia e del capitolo, aumentato il numero delle celle.

La chiesa, intitolata a San Bonaventura, fu provvista da Cosimo e poi dal figlio Piero di splendidi arredi, quali la pala dell’Angelico per l’altare maggiore (Firenze, Museo di San Marco) e il Crocifisso ligneo d’ambito donatelliano conservato ora all’interno del convento. Nel 1532 papa Clemente VII fece voltare il refettorio, mentre il granduca Ferdinando II, nel 1626, fece costruire il monumentale altare ligneo che ancora divide il presbiterio dal coro retrostante.

Furono queste le ultime committenze medicee di rilievo, poi Pietro Leopoldo di Lorena spogliò il convento dei suoi capolavori, ad eccezione del Crocifisso. Dipinti cinquecenteschi e di primo Seicento, tra i quali l’Allegoria del cordone di San Francesco di Jacopo Ligozzi del 1589, decorano oggi le pareti della chiesa.

Per informazioni sugli orari di visita si può telefonare al convento nei giorni feriali dalle 9 alle 12 (055848111) oppure sempre nei feriali al Comune di San Piero a Sieve (0558487536).