Filippo Brunelleschi
(Firenze 1377-1446)
Crocifisso
1410-1415 ca.
legno
Firenze, Comune di Firenze, Basilica di Santa Maria Novella

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A confermare l’autografia brunelleschiana del Crocifisso e la sua originaria collocazione sul pilastro tra la cappella Strozzi e la cappella di San Gregorio, poi Bardi di Vernio, nel braccio destro del transetto di Santa Maria Novella, è la testimonianza del biografo di Filippo stesso, Antonio Manetti, che conobbe l’artista personalmente.

Soltanto nel 1503, quindi poco meno di un secolo dalla sua esecuzione, la scultura fu richiesta dai Gondi per la loro cappella posta sempre nel transetto, ma a sinistra della maggiore ove fino a pochi mesi fa ancora la si poteva ammirare prima che tornasse addossata al pilastro d’origine. Il celebre aneddoto secondo il quale il Crocifisso sarebbe stato eseguito dall’artista in polemica con quello poco prima scolpito da Donatello nacque più tardi, diventando un colorito racconto nelle Vite di Vasari.

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La naturalezza del corpo scolpito da Brunelleschi sfocia in una sublime compostezza, dovuta sia alla nobile inclinazione della testa, con le ciocche dei capelli che cadono come un filo a piombo, con la curva perfetta delle arcate sopracciliari e con il naso esattamente in asse tanto con l’ombelico quanto con l’alluce del piede destro, sia alla armonica posizione delle braccia non troppo tese e delle ginocchia non eccessivamente piegate: tutto insomma secondo una misura di supremo plastico e geometrico equilibrio.

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Non vi è più alcuna memoria del linearismo caro all’arte gotica e, forse, per evitare ogni ‘rischio’ di pieghe falcate, ancora presenti invece nel precedente di Donatello, Brunelleschi ha omesso di intagliare il perizoma, applicandoglielo (che certo uno ve ne doveva essere) di tela ingessata per accentuare la naturalità della composizione. Tutta la verità di questo nobile corpo deriva poi dallo studio della statuaria classica, al quale per via ipotetica si può aggiungere un’accurata analisi di un vero modello in carne e ossa, supponendo perciò un primato spettante brunelleschiano anche per una simile prassi che, col tempo, diverrà comune.